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Biennale di Architettura di Orléans: un evento molto atteso

16 Settembre 2019

Biennale di Architettura di Orléans: tema solitudine

Una biennale per affrontare i nuovi temi dell'architettura

Pochi mesi sono trascorsi dalla Milano Arch Week 2019 e l'universo dell'architettura viene arricchito da un nuovo importante evento internazionale: la Biennale di Architettura di Orléans.

La biennale non è solo un evento molto atteso da tutti gli architetti, ma è anche il momento in cui gli esperti del settore si interrogano sulle nuove sfide della professione, sui suoi futuri sviluppi e sui temi che hanno o andranno a influenzare le scelte stilistiche degli architetti: un momento di scambio e di profonda riflessione da parte di tutti noi.

Anche presso il nostro studio di architettura a Monza siamo curiosi di vedere cosa ci riserva il futuro e quali saranno i temi che muoveranno il nostro agire per i prossimi anni. La nostra curiosità è stata in parte soddisfatta: poche settimane fa è stato reso noto il tema su cui verterà la Biennale di Architettura di Orléans.

Prima di addentrarci nell’analisi del tema, è importante sapere che la Biennale di Architettura di Orléans è una manifestazione alla sua seconda edizione. Tutto ebbe inizio nel 2017 quando il Frac Centre Orléans - Fonds Régional d’Art Contemporain decise di istituire per la prima volta un’evento dedicato interamente all’architettura. Talmente grande fu il contributo del direttore del centro Abdelkader Damani e dell’architetto Luca Galofaro che anche quest’anno saranno loro due i responsabili della biennale, affiancati da un preparato team di curatori associati.

Memori del grande successo ottenuto dalla prima edizione, la biennale di architettura di quest’anno sarà più ampia: l'inaugurazione si terrà l’11 ottobre 2019 e si concluderà solo il 19 gennaio 2020. Tre mesi di incontri, dibattiti, mostre e convegni sull’architettura e il suo futuro. 

Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova biennale

Partiamo con l’argomento su cui verterà l’interna biennale di architettura: Nos années de solitude (Years of Solitude) ovvero “Gli anni della solitudine”. Il tema non solo è di grande interesse, ma anche estremamente attuale. In un mondo sempre più veloce, basato su incontri e scambi sociali minimal e persone sempre più impegnate, la capacità di stare da soli si trasforma in una vera e propria necessità.

Architetto Luca Galofaro  - Biennale di Architettura di OrléansIn una recente intervista, Luca Galofaro, uno dei responsabili della Biennale di Architettura di Orléans, spiega alla perfezione perché questa edizione sarà dedicata alla solitudine. Stando a quanto affermato dall’architetto, la solitudine non è solo uno stato mentale ma anche fisico e influisce notevolmente sul nostro modo di vivere e di percepire l’ambiente circostante: purtroppo è anche la condizione tipica dei nostri anni. Il problema derivante dalla solitudine è che anche in mezzo alla folla, anche quando si è circondati la tante persone più o meno conosciute, il soggetto si sente solo.

La solitudine, secondo il Frac Centre Orléans, non colpisce solo i soggetti e la loro vita sociale, ma affligge in ugual misura anche l’architettura che diventa sempre più marginalizzata e totalmente incapace di immaginare un futuro diverso. La prima edizione della Biennale di Architettura di Orléans si basava su un dialogo tra passato e futuro in cui diversi progetti si intrecciavano tra loro: in questa nuova edizione non ci si baserà sui progetti, ma sui paesaggi.

Il team di curatori che hanno affiancato nell’organizzazione Damani e Galofaro avevano il compito di raccontare le solitudini delle diverse parti del mondo. L’unione di tutte queste ricerche andrà a comporre un atlante della solitudine in grado di toccare le varie parti del pianeta accomunate da questo status: l’atlante così definito verrà esposto in diverse zone della città di Orléans.

La solitudine da status fisico e mentale dalla valenza negativa, si trasforma così nel filo conduttore che andrà ad animare l’intera Biennale di Architettura di Orléans: spingerà gli artisti e gli architetti a domandarsi attivamente quale futuro attende il genere umano e l’architettura. 

Come si svilupperà la Biennale di Architettura di Orléans

Sebbene la sede ufficiale della mostra sarà il Frac Centre Orléans verranno inglobate anche altre location per consentire ai visitatori di sperimentare il viaggio nella solitudine.

Tutto avrà inizio nella sede Frac Les Turbolences dove i visitatori troveranno ad attenderli una dichiarazione d’intenti utile per orientarsi tra le diverse solitudini del mondo. Questa dichiarazione di intenti sarà curata da artisti di diverse epoche (Ahmed Mater, John Cage, Absalon, Chris Marker e il solitario John Hejduk).

La mostra comprenderà anche un focus sull’Italia grazie alla partnership stretta con il museo MAXXI di Roma. Questa collaborazione è stata possibile perché le opere di alcuni autori esposte presso il MAXXI ben si prestano al tema della solitudine della Biennale di Architettura di Orléans: Costantino Dardi, Luigi Pellegrin, Franco Purini sono solo alcuni degli autori direttamente interessati e coinvolti nella biennale.

Sarà poi necessario spostarsi nella Collegiale di Saint-Pierre-Le-Puellier dove si potrà ammirare l’esperienza del gruppo brasiliano Arquitetura Nova. Fra le navate di questa chiesa sconsacrata risalente all’XI secolo sarà possibile ammirare l’unione delle architetture in cemento di Sergio Ferro, Rodrigo Lefevre e Flavio Imperio con quelle prettamente cubane di Ricardo Porro.

Un ultimo hot spot sarà rappresentato dalla centralissima Rue Jeanne d’Arc in cui sarà possibile contemplare le opere di architetti arabi curate da Nora Akawi.

La Biennale di Architettura di Orléans 2019 è stata quindi studiata come un percorso in cui i visitatori sono chiamati a scoprire e a interrogarsi sulla solitudine che attanaglia il mondo moderno. Una biennale così distribuita anche all’esterno del Frac, concorrerà a trasformare questo centro artistico in un laboratorio in cui testare e ricercare futuri orizzonti inerenti la professione dell’architetto e del genere umano.

Un momento di riflessione per l'architetto 

I professionisti del nostro studio di architettura a Monza attendono con ansia di conoscere nuovi dettagli di questa nuova edizione francese della Biennale di Architettura ormai alle porte. Siamo tutti concordi nell’affermare che il tema centrale sia quanto mai idoneo e adatto alle attuale situazioni: la solitudine umana e dell’architettura ben declina l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Non ci resta che attendere e toccare con mano le future innovazioni: la curiosità è soprattutto una e riguarda proprio il futuro dell’architettura.

In una recente intervista, il direttore del Frac Abdelkader Damani ha affermato che secondo la sua visione, la biennale è il luogo in cui ci si ritrova per porre nuove domande riguardanti l’architettura: questo ben riassume il senso e l’utilità di un’altra biennale di architettura.

Insieme all’architetto Daniele Gabetta rimarremo in trepidante attesa, curiosi di vedere cosa ci riserva il futuro. Per ora, però ci concentriamo sui progetti che ci hanno sottoposto alcuni clienti.

Se anche tu hai idee, proposte o anche solo domande, contatta i nostri uffici a Monza per fissare un appuntamento.

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